CONFERENZA SUGLI INCIDENTI IN VALANGA.
Si é tenuto venerdì 12 febbraio presso il Palamonti di Bergamo la conferenza di Igor Chiambretti (AINEVA) sugli “INCIDENTI IN VALANGA”. Ingresso gratuito.
LOCANDINA INCIDENTI DA VALANGA[1]
feb 13
CONFERENZA SUGLI INCIDENTI IN VALANGA.
Si é tenuto venerdì 12 febbraio presso il Palamonti di Bergamo la conferenza di Igor Chiambretti (AINEVA) sugli “INCIDENTI IN VALANGA”. Ingresso gratuito.
LOCANDINA INCIDENTI DA VALANGA[1]
gen 21
INVITO ALLA LETTURA. UN ALPINISTA SOPRAVVISSUTO 10 ORE SOTTO UNA VALANGA
Vi segnaliamo il libro intitolato “MIRACOLO DI NATALE” Il libro formato 19X12,5 pagg.172 racconta una storia vera: l’esperienza autobiografica dell’autore (scrittore/alpinista) di rimanere travolta da una slavina durante una salita al Pizzo Tre Signori in alta Val Brembana (BG). Rimasto sepolto per circa 10 ore, salvatosi dal soffocamento per essere riuscito a scavarsi un piccolo buco, viene poi salvato da due squadre di soccorritori in stato di grave ipotermia : la VI° Orobica della Valle Brembana e la squadra della Valtellina di Morbegno. Il libro racconta in dettaglio l’esperienza, le ore rimasto sepolto, il salvataggio (con testimonianza diretta dei soccorritori), la situazione vissuta con gli occhi della moglie e degli amici…. nonchè la degenza in ospedale.
INFO http://www.editricelalpe.com/
gen 18
CONFERENZA SU: “ L’EMERGENZA IN MONTAGNA”
Il 29 Gennaio 2016 alle ore 15:00 presso l’aula D2.28 del polo didattico di Coppito si terrà la lezione “RICERCA ED INNOVAZIONE IN MEDICINA : L’EMERGENZA IN MONTAGNA”.
Relatori: Dott. Hermann Brugger, Prof. F. Marinangeli, Dott. Gianluca Facchetti, Dott. Giacomo Strapazzon.
La lezione è valida per l’acquisizione di 1 CFU di AFO/ADO per gli studenti dell’Università dell’Aquila.
Ci si può iscrivere inviando una e-mail a emergency.courses@tiscali.
ott 24
VI CORSO RICERCA E STABILIZZAZIONE DEL TRAVOLTO DA VALANGA
S.I.S.S.I. parteciperà con vari docenti al VI corso di stabilizzazione del paziente travolto da valanga che si terrà dal 29 al 31 gennaio a Rocca di Cambio (Aq)
In Italia 30 persone hanno perso la vita a causa delle valanghe. Quante di loro sarebbero potute tornare a casa dai loro familiari? Quanti medici e infermieri sono preparati a gestire un soccorso in valanga? Quanti conoscono i protocolli clinici previsti per un ipotermico profondo? Quanti hanno nello zaino o nella testa i criteri clinici sufficienti a trattare efficacemente le vittime di valanga? Quanti sono in grado di utilizzare i più recenti presidi per trovare e stabilizzare un travolto da valanga? Quanti hanno avuto modo di testare le loro capacità con simulazioni in ambiente? Quanti si sono confrontati con manichini programmati a riprodurre le condizioni cliniche di un sepolto in valanga? Tanti interrogativi che vorremmo avessero la stessa risposta: tutti i sanitari dell’area dell’emergenza. Negli anni abbiamo imparato che in valanga non basta essere efficienti bisogna essere efficaci. Il soccorso in valanga è un evento relativamente raro, ma tremendamente complesso. Necessita d’addestramento specifico e protocolli dedicati. Il corso di “Ricerca e Stabilizzazione del Travolto da Valanga” è nato nel 2006 affinché si potesse avere uno strumento didattico efficace a ridurre il numero delle vittime e il dolore a esso associato. Troppe volte abbiamo dovuto cercare una vita sotto la neve toccando i nostri limiti e le nostre frustrazioni. Troppi amici abbiamo lasciato alla valanga per non aver voglia di cambiare, di migliorare, di sperimentare. Quello che all’inizio è stato fatto per migliorare noi stessi lo abbiamo poi reso disponibile a tutti. Il patrimonio di capacità ed esperienza di decine di medici, infermieri, guide alpine, alpinisti, geologi, veterinari, cinofili, cartografi, psicologi, piloti d’elicottero…soccorritori, che quotidianamente lavorano nell’emergenza sulle montagne di tutta Italia è ora struttura formativa. Tre giorni di corso per tentare di salvare la vita di un travolto da valanga. Chi è che pensa di poter insegnare ad aiutare? E’ un sodalizio senza fini di lucro che s’identifica in un acronimo CNSAS: Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico e in un ambito istituzionale come l’Università degli Studi di L’Aquila. Al loro interno è il SASA (Soccorso Alpino e Speleologico Abruzzese), la SNaMed (Scuola Nazionale Medica del CNSAS) e la Cattedra di Anestesia e Rianimazione a rappresentare gli enti organizzatori del corso. La logistica è fornita da Laquilando, agenzia organizzatrice di eventi al cui numero potete chiamare per essere parte del corso.
Gianluca Facchetti
Iscrizioni su www.laquilando.it
Facebook https://www.facebook.com/RicercaStabilizzazioneDelTravoltoDaValanga/?pnref=story
ott 21
NUOVE RACCOMANDAZIONI ILCOR E GESTIONE DELLA TEMPERATURA DOPO ARRESTO CARDIACO.
Sono da poco state pubblicate le nuove raccomandazioni ILCOR (15/10/2015 www.ilcor.org). che dicono: IL CONTROLLO DELLA TEMPERATURA POST ARRESTO RIMANE IMPORTANTE CON UN TARGET DI 32-36° C AL POSTO DEI 32-34°C PRECEDENTEMENTE INDICATI.
Come si é arrivati a questa raccomandazione?
Sommario
lo standard di trattamento per ACC extraospedaliero con ritmo iniziale defibrillabile era l’ipotermia moderata (°T compresa tra 32°C e 34°C)
Uno studio recente ha tuttavia mostrato risultati simili in pazienti trattati con temperature di 33°C e 36°C
ILCOR si é posta i seguenti interrogativi:
A- Bisogna utilizzare l’ipotermia?
B- Qual è il timing ideale per utilizzarla?
C- Per quanto tempo va utilizzata?
Introduzione
Tre domande alla base dello studio:
1) Vi è un cambiamento per quanto riguarda l’outcome neurologico e funzionale, a 30/60/180 giorni e 1 anno, nei pz. trattati con ipotermia rispetto a quelli non trattati?
2) L’induzione dell’ipotermia deve avvenire ad un tempo determinato?
3) Vi è un cambiamento nell’outcome neurologico/funzionale se l’ipotermia viene mantenuta per 24 h. o per una qualsiasi durata superiore alle 24 h. ?
Risultati e Raccomandazioni
1° domanda: Ipotermia moderata vs. non “target temperature”
Sono state studiate tre categorie di pz.:
1- Adulti con ROSC dopo ACC EXTRAOSPEDALIERO con ritmo di presentazione DEFIBRILLABILE
2- Adulti con ROSC dopo ACC EXTRAOSPEDALIERO con ritmo di presentazione NON DEFIBRILLABILE
3- Adulti con ROSC dopo ACC INTRAOSPEDALIERO (Qualsiasi ritmo di presentazione)
Conclusioni:
- Non ci sono evidenze che sia meglio raggiungere una temperatura target per tutte e tre le categorie di pz.
- Non ci sono evidenze che suggeriscono che vi sia una temperatura target migliore dell’altra tra i 32°C e i 36°C
Raccomandazioni:
Temperatura target è raccomandata per i pz. che hanno avuto un ACC extra-ospedaliero con ritmo di presentazione defibrillabile che rimangono incoscienti dopo il ROSC
Temperatura target è suggerita per gli ACC extra-H con ritmo iniziale NON defibrillabile e per gli ACC intra-H (qualsiasi ritmo di presentazione) che rimangono incoscienti dopo il ROSC
Se si decide di utilizzare l’ipotermia è raccomandata una temperatura target tra i 32°C e i 36°C
2° domanda: L’induzione preospedaliera di una Temperatura target migliora l’outcome?
Non c’è evidenza che l’ipotermia possa migliorare il risultato neurologico dopo ACC extra-H, anzi vi è un incremento dell’edema polmonare e di un nuovo ACC quando vengono utilizzati fluidi freddi ev. per indurre l’ipotermia
Raccomandazioni:
Non infondere fluidi freddi dopo ROSC
3° domanda: per quanto tempo deve essere utilizzata la temperatura target?
Su questo argomento non vi sono dati sufficienti
Raccomandazioni:
Se si decide di utilizzare l’ipotermia, proseguire nell’utilizzo per almeno 24h.
Autore
Dot. Med. Lorenzo Introzzi
Presidenti S.I.S.S.I.
ott 17
CASE REPORT. BAMBINA DI 7 ANNI RINVENUTA IN ASISTOLIA A UNA T.C. DI 13.8°C SOPRAVVIVE E TORNA ALLA SUA VITA PRECEDENTE.
È con grande piacere che vi raccontiamo questa storia a lieto fine.
Ci troviamo sull’isola di Orust in Svezia ed é il 24 dicembre 2010.
Stella una bambina di 7 anni, con sospetto di autismo ma sostanzialmente in buona salute, esce di casa alle 12.45, in un giorno di Dicembre in cui la temperatura esterna è di -12°, vestita in modo appropriato. I genitori iniziano a cercarla un’ora dopo e vedono delle tracce nella neve, che suggeriscono sia scivolata 10 metri sotto una scogliera su una piccola spiaggia. Allertano pertanto i soccorsi alle 14.56. Parenti ed amici raggiungono la spiaggia prima delle 15:10 ma non trovano nessuno. La guardia costiera inizia le ricerche alle 15:29 e trova delle impronte che portano dentro l’acqua ghiacciata. Gli uomini del soccorso a bordo dell’elicottero scorgono dall’alto dei vestiti rosa dentro all’acqua alle 16.29 Si avvicinano in hovering e trovano la bimba galleggiante nell’acqua con la faccia immersa.
Viene recuperata dall’elicottero e a bordo incominciano una RCP alle ore 16:34, dopo aver stimato un annegamento di circa 83 minuti. La ventilazione avviene col metodo bocca a bocca e risulta inizialmente molto difficile per la presenza di ghiaccio nelle vie aeree superiori, ghiaccio che viene rimosso manualmente. All’ECG la bimba era in asistolia. Sull’elicottero non è presente personale medico. La paziente giunge Queen Silvia Children’s Hospital di Göteborg, clinica universitaria, dove è presente una cardiochirurgia infantile, alle ore 17:26 minuti dopo l’inizio della RCP.
All’arrivo in ospedale si presenta quindi con arresto respiratorio, asistolia, pupille non reattive e GCS di 3. Viene intubata, le vengono somministrate due dosi di epinefrina e si continua la RCP. Viene condotta in sala operatoria dove viene rilevata la prima temperatura corporea a livello nasofaringeo che è di 13.8 °C , l’ossimetria cerebrale del 32%. La RCP porta ad un buon riscontro femorale ed ad un’accettabile capnometria. Vengono somministrate altre due dosi di epinefrina. Si pratica una sternotomia e si incannula l’atrio dx e l’aorta ascendente, si pratica un by-pass cardiopolmonare e si collega alle 17:38, 64 minuti dopo l’inizio della RCP nell’elicottero. Dopo l’avvio di un lento riscaldamento l’ossimetria cerebrale aumenta subito e si stabilizza intorno al 70-80%. Dopo circa 3 ore di CPB, si comincia un riscaldamento extra-corporeo ECMO. Ai primi ematochimici si riscontra un pH di 6.6 ed una Kaliemia di 11.3 mmol/l. Si infonde eparina e cefotaxim. Raggiunta una temperara di 20.1, la paziente comincia qualche occasionale respiro spontaneo allora si infonde fentanyl ed atracurio , per poter continuare opportunamente la ventilazione meccanica. La pz viene spostata in Unità Terapia Intensiva Pediatrica, dove viene mantenuto un riscaldamento di 1.5 °C per ora, che fa sì che vengano ripristinati spontaneamente i valori ematochimici e metabolici (vedi tabelle). La prima attività elettrica viene registrata ai monitor intorno ai 28°C (ritmo sinusale). Prosegue intanto l’infusione di morfina e midazolam. I primi movimenti spontanei oculari e delle estremità si hanno dopo 20 ore di ECMO , a 32°C. Le pupille sono miotiche, ma la fotoreazione è ancora scarsa. E’ stata mantenuta una temperatura corporea tra i 31.7 e i 32.2 °C per altre 48h , dopodichè è stata ulteriormente riscaldata fino alla temperatura di 36°C. A causa di una diatesi emorragica ed una risposta infiammatoria sistemica , sono stati utilizzati grandi quantità di liquidi anche per mantenere un adeguato volume circolatorio utile a sostenere la ECMO : 6.500 ml tra emazie concentrate, plasma, piastrine, albumina, e cristalloide sono stati somministrati nelle prime 36 ore. Il target era una normocapnia con Pco2 fino a 38mmHg e Po2 tra 75 e 120 mmHg, sodiemia nei limiti di norma, emoglobina intorno a 100 g/l ed una glicemia normale. Non sono stati necessari farmaci vasopressori all’inizio; dopo 12 ore si è infuso milrinone per ridurre la contrattilità miocardica. E’ stato infuso da subito furosemide per favorire la diuresi e contrastare mioglobinemia e creatinkinasi.
Erano presenti congelamenti delle estremità. In terza giornata è stata diagnosticata una sindrome compartimentale del polpaccio dx a cui è stata praticata una fasciectomia. Era presente inoltre un piccolo tamponamento cardiaco che è stato evacuato. Viene inoltre iniziata una dialisi peritoneale per scongiurare un’ insufficienza renale acuta e la severa oliguria. Gli accessi peritoneali hanno anche supportato all’assenza di accessi venosi. In quarta giornata la bimba è stata tolta dall’ECMO ed il torace è stato richiuso. Ripetuti ecocardiogrammi hanno evidenziato una buona contrattilità miocardica, anche se gli enzimi cardiaci continuavano ad essere elevati. Nelle 24 ore successive alla rimozione da ECMO, in cui era tenuta sotto leggera sedazione con morfina 10microg/kg/h, è stata seguita da un neuropediatra . Il dolore era sempre ben controllato. L’EEG ha mostrato curve patologiche indistinguibili tra effetti sedativi e possibili danni cerebrali. Una RMN cerebrale in quinta giornata non ha evidenziato danni asfittici ne segni di edema ma, in maniera del tutto inaspettata, hanno notato segni di trauma assonale , come se avesse subito un forte trauma cranico. Successive indagini legali hanno stabilito un trauma precedente la caduta in acqua. La RMN dopo 14 gg è sostanzialmente invariata. La paziente è stata estubata in decima giornata e dopo altri 5 giorni ha iniziato a parlare normalmente. Dopo la rimozione del tubo i progressi sono stati costanti, nonostante le numerose complicanze occorse durante il ricovero in terapia intensiva, come ad esempio un versamento pericardico, una sepsi fungina ed una insufficienza renale acuta, tutte tempestivamente trattate. La bimba è stata ricoverata in reparto di Neurologia pediatrica in 26 giornata, mantenendo un ‘ antibioticoterapia ed una leggera sedazione .
Tutta questa vicenda ha causato in lei ansia, disturbi del ritmo circadiano, incubi notturni, affaticamento mentale, deficit dell’attenzione, disturbi motori, instabilita posturale, riduzione della forza nelle mani a causa di una neuropatia assonale. Un intenso programma di riabilitazione giornaliero è stato iniziato al più presto. Dopo 67 giorni è stata trasferita in un centro di riabilitazione ed ogni tanto rientrava a casa. Dieci mesi dopo l’incidente ha avuto delle crisi epilettiche ed è stata trattata farmacologicamente. Quindici mesi dopo era pienamente vigile ed ha ripreso la sua normale attività scolastica, seguita da un assistente . Ha ripreso tutte le sue attività precedenti: va a cavallo e segue lezioni di piano. Una successiva valutazione neuropsichiatrica ha confermato una possibile forma atipica di autismo ed un lieve deficit dell’attenzione , verosimilmente già presente prima dell’ incidente.
Nella foto Stella all’età di 10 anni. (fonte http://www.aftonbladet.se/nyheter/article18281153.ab )
Per approfondire l’argomento vi consigliamo di leggere l’articolo scientifico pubblicato su CRIT Care Med 2015
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26317568
set 30
XVII CONVEGNO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI MEDICINA DI MONTAGNA
Si è svolto il 25/26 settembre 2015 a Courmayeur, Pavillon du Mont Frety (2173 m), Valle d’Aosta il XVII convegno della Società Italiana di Medicina di Montagna.
Il 25 settembre durante la prima sessione si é parlato anche di ipotermia.
Per leggere il resoconto del Dr Agazzi sullo scarpone clicca qui
Maggiori informazioni su:
http://www.enjoyevents.it/evento/33-xvii-congresso-della-societa-italiana-di-medicina-di-montagna